“Eccolo qui, il nostro secondo album tutto in Italiano. Scritto, arrangiato e registrato al solito fra un palco e l'altro, in questo interminabile tour del quale ci siamo scordati l'inizio. L'urgenza espressiva è la stessa di Andate Tutti Affanculo e di sempre, stavolta supportata da una lucidità trovata negli ultimi due anni densi di soddisfazioni continue e di facce amiche che da sotto il palco davvero ci hanno regalato l'energia necessaria a mettersi costantemente in discussione come sempre dovrebbe essere in questo mestiere. Una lucidità necessaria a proseguire sensatamente quel percorso umano che abbiamo cominciato: immortalare vizi, consuetudini, drammi e liturgie di questo paese (che sembra una scarpa) con un occhio disincantato, sbilenco e anche un po' cattivo. Perché così sentiamo l'Italia che ci fiata addosso. E quando c'è, perché c'è, il romanticismo è fragile, poco sicuro di sé, quindi egoista e violento. Stavolta meno travasi di bile: questa volta parlano loro in prima persona, i protagonisti. Uno zoom viscerale fin sulle rughe e le scarpe di marca degli ultimi degli ultimi, coloro che per scelta, per forza o per vocazione la vita la subiscono e basta: i nati per subire. Un po' tutti gli altri, ma un po' tutti noi. Perché la questione non è se dio esiste o meno, ma se esistiamo noi ed in che misura. Piccole preghiere pagane, fotografie impietose, lacrime da coccodrillo, strade che non portano a nulla, speranze e sogni infranti presi a colpi di tosse e vino scadente, risate amare,